Il termine infiammazione esprime una complessa varietà di processi fisiologici e patologici. L’infiammazione è un meccanismo di difesa, è la risposta dell’organismo all’azione dannosa di agenti fisici, chimici e biologici.L’infiammazione  pertanto è indirizzata  a eliminare, contrastare e confinare l’agente lesivo e nello stesso tempo è l’ innesco di una serie di meccanismi finalizzati alla riparazione dei tessuti colpiti. Se permane o appaia disregolata, l’infiammazione da elemento protettivo diviene essa stessa patologia.Quando lo stato infiammatorio si prolunga per un alterato meccanismo regolatorio, l’infiammazione può diventare nociva e risultare implicata nella patogenesi di numerose malattie. Possiamo paragonare l’infiammazione allo stress, inizialmente  anche quest’ultimo è  un elemento protettivo e addattativo dell’organismo, tuttavia se permane, divenendo cronico, si traduce prima distress  e poi in malattia.

 Particolarmente insidiosa è l’infiammazione  cronica silente che si determina quando per vari motivi non si realizzi una guarigione completa,  anche perché  permangono fattori irritativi cronici correlabili a stili di vita disfunzionali, come per esempio una alimentazione non sana.La ricerca ha evidenziato che esistono cibi pro-infiammatori :  quelli che abbondano in grassi saturi come le carni,i salumi e i formaggi. Infatti i principali alimenti pro-infiammatori  sono cibi di provenienza animale (eccetto il pesce, per la presenza di omega 3) e i derivati del latte, anche a causa dei residui dei farmaci (per es. antibiotici) che comunemente vengono somministrati agli animali negli allevamenti. Così pure i grassi idrogenati, contenuti nelle margarine e in alcuni prodotti da forno (junk food), le fritture e gli alimenti confezionati. In particolare, gli alimenti industriali sono pieni di dolcificanti artificiali, conservanti e coloranti che  anch’essi aumentano l’infiammazione del nostro corpo. Inoltre zucchero bianco e, in generale, tutti gli alimenti che innalzano il tasso di zuccheri nel sangue predispongono anch’essi all’infiammazione.

L’infiammazione silente cronica è uno stato in cui si succedono i processi biochimici a cascata propri dell’infiammazione senza  tuttavia pervenire ad una risoluzione dell’allarme che li ha attivati, e quindi ad una loro dismissione dall’organismo. Pertanto tali eventi da difensivi divengono dannosi in   mancanza di uno stop efficace  che  ne interrompa la  progressione. Infatti  anche la stessa risposta infiammatoria  produce nei tessuti coinvolti  Radicali Liberi, che  sollecitano un’ulteriore  la risposta immunitaria.  Inoltre l’accumulo di radicali liberi nei tessuti ne modifica il pH e produce uno stress ossidativo. Sappiamo infatti che un importante fattore predisponente all’infiammazione silente è l’aumento dei radicali liberi o metaboliti reattivi dell’ossigeno (ROMs). Tuttavia i Radicali Liberi giocano un ruolo importante sia contro le infezioni,sia nei processi di comunicazione tra cellule e più in generali nella modulazione del flusso d’informazione dal DNA alle proteine, inclusi gli adattamenti epigenetici. Essi grazie alla loro peculiarità: piccole dimensioni, elevata reattività, bassa emivita, garantiscono risposte veloci ed efficaci. Tuttavia essi devono essere disattivati dopo aver svolto i loro compito.Per questo motivo la loro azione e sotto il controllo di altri mediatori chimici (antiossidanti), che se carenti favoriscono  lo stress ossidativo  favorito  anche dall’acidosi dell’organismo. Se tale stress elettrofilo (stress ossidativo + stress acido) non si interrompe si crea un circolo vizioso che nel tempo  può favorire l’insorgenza delle malattie autoimmuni. (Iorio e Al. 2015)

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L’infiammazione silente può essere considerata una infiammazione cronica a bassa intensità, con un costante rilascio elevata di ormoni pro-infiammatori:  Cortisolo, Insulina, Eicosanoidi. Tali disturbi sono causati, principalmente, da un inadeguato stile di vita e da inquinanti ambientali, che comportano uno squilibrio del sistema endocrino che, a sua volta, darà inizio all’infiammazione persistente di basso grado. Ciò ha stimolato lo sviluppo di diversi studi volti a definire se l’assunzione di determinati alimenti o categorie di cibo (grassi saturi) potesse modificare marker  di infiammazione sistemici quali la proteina C reattiva, l’interleuchina 6 (IL-6) e il fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-α). I risultati di questi studi confermano la loro  influenza  nelll’insorgenza dell’infiammazione cronica di basso grado. Come pure studi  sull’alimentazione povera di acidi grassi saturi, ma ricca in polinsaturi hanno evidenziato un effetto benefico sul dolore.

La risposta dell’infiammazione, come quello dello stress, è aspecifica :  almeno inizialmente è sempre lo stessa a prescindere dall’agente che la determina. Può essere più o meno intensa, ma segue sempre una sequenza preordinata di reazioni. Tali fenomeni reattivi dell’organismo sono relativamente costanti perché determinati, non solo dall’agente causale iniziale, ma anche dagli stessi mediatori chimici di risposta dell’organismo. I loro effetti insistono, prevalentemente, a livello vascolare e immunitario. La dilatazione dei vasi sanguigni e il loro aumento di permeabilità determina sia il passaggio dei liquidi e di proteine, sia delle cellule difensive nella zona colpita. L’Infiammazione Silente è una condizione morbosa, che predispone a molte malattie può portare  anche ad una particole alterazione dell’elettrocardiogramma  (onda T) che predispone alla malattie cardiovascolari (Boncaccio e Al. 2015).

Anche le malattie Reumatiche Infiammatorie Croniche e Autoimmuni , che comprendono l’Artrite Reumatoide, l’Artrite Psoriasica, le Spondiliti, il Lupus Eritematoso Sistemico, la Sclerodermia, la Sindrome di Sjogren, la patologia autoimmune in gravidanza, le vasculiti e altre malattie rare, possono essere favorite dall’infiammazione persistente di basso grado. Colpiscono circa l’1,5% della popolazione, con un prevalenza per il sesso femminile.La loro origine non è nota, si presume  che esista una predisposizione genetica (HLA) favorente l’insorgere della malattia.

Il nome diverso impiegato per classificare queste malattie spesso sottolinea il caratteristico coinvolgimento di un organo o di un apparato, infatti tutti gli organi e apparati possono essere colpiti dal processo infiammatorio nelle malattie autoimmuni.In alcune di queste malattie il coinvolgimento articolare è preponderante e vengono quindi denominate artriti.

Molte  sono le malattie che si possono ricondurre all’infiammazione cronica di basso grado:

•Infarto, Ictus

•Diabete, Dislipidemie e Dismetabolismo

•Malattie autoimmunitarie

•Dermatiti croniche come psoriasi, cellulite, lichen

•Allergie, intolleranze

•Malattia di Alzheimer, Depressione

•Malattie cardiovascolari

•Artrite

•Osteoporosi

•Fibromialgia

•Disfunzione erettile, riduzione della libido

•Malattie respiratorie croniche

Gli esami da effettuare per poter identificare uno stato di infiammazione silente sono: a) Lipoproteina A b) PCR c) Omocisteina.

L’infiammazione cronica di bassa intensità è una patologia strisciante che può svilupparsi per diverso tempo senza dare alcun sintomo rilevante, per poi scatenare malattie anche gravi. In pratica si tratta di uno squilibrio ormonale che  porta a un’iperproduzione di Eicosanoidi proinfiammatori, di insulina e cortisolo (ormone dello stress).

Gli eicosanoidi sono ormoni prodotti da ogni cellula del corpo che, riversandosi nel torrente circolatorio, regolano le funzioni del sistema immunitario.La genomica è una disciplina disciplina che  studia il patrimonio molecolare  degli esseri viventi racchiuso nel DNA. Tuttavia la ricerca ha dimostrato che le informazioni genetiche  se da una parte determinano lo sviluppo e  ildestino degli  individui, dall’altra parte non codificano procedure stabili. Recentemente gli scienziati hanno individuato meccanismi di attivazione e di silenziamento delle informazioni contenute nei geni, collegati eregolati dall’ambiente e dalla nutrizione.  Queste scoperte hanno dato avvio all’ era  post-genomica,  o più propriamente  all’epigenetica.”La differenza fra genetica ed epigenetica può essere paragonata alladifferenza che passa fra leggere e scrivere un libro. Una volta scritto il libro, il testo (i geni o le informazioni memorizzate nel DNA) sarà identico in tutte le copie distribuite al pubblico. Ogni lettore potrà tuttavia interpretare la trama in modo leggermente diverso, provare emozioni diverse e attendersi sviluppi diversi man mano che affronta i vari capitoli. Analogamente, l’epigenetica permette interpretazioni diverse di un modello fisso (il libro o il codice genetico) e può dare luogo a diverse letture, a seconda delle condizioni variabili con cui il modello viene interrogato”. (Thomas Jenuwein).L’epigenetica si basa su alcune importanti assunzioni (Ferreri 2015):

  •  Il corredo genetico è specifico per l’individuo ma  diversi meccanismi di regolazione rendono       l’espressione dei geni modulabile e adattabile alle circostanze di vita cellulare;
  • la regolazione dell’espressione genica avviene attraverso modifiche conformazionali del tratto cromosomico (detto remodeling della cromatina); 
  • L’attivazione/repressione di specifiche regioni del DNA è regolata attraverso modificazioni  chimiche  a  carico  degli  istoni e dei nucleotidi, in particolare con l’acetilazione-deacetilazione degli istoni e con la metilazione-demetilazione della citosina.  

Modificazioni epigenetiche possono verificarsi in risposta a diversi stimoli ambientali, tra i quali riveste un ruolo importante la dieta. Le attività svolte dagli acidi grassi, soprattutto dai PUFA, sono attualmente oggetto di un intenso lavoro di studio : è stato già dimostrato che mantenere l’equilibrio degli acidi grassi nell’organismo può regolare la stimolazione epigenetica dalla membrana cellulare all’interno della cellula. 

 Inoltre studi estensivi sui fattori di rischio legati all’insorgenza del cancro (Anamd e Al.2008) hanno dimostrato che if attori genetici contribuiscono solo per il 5% dei tumori, mentre il restante 95% è attribuibile accause ambientali,dagli stimoli esterni, agli stili di vita. 

(a cura della dr.ssa Federica Pavoncello)

Eugenio Luigi Iorio (a), Giovanni Scapagnini (b), Simona Tafuri (c), Vincenzo Mastellone (c),  Francesca Ciani (c)(a) Osservatorio Internazionale dello Stress Ossidativo, Salerno (b) Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Molise, Campobasso (c) Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali, Università di Napoli Federico II, Napoli-Consiglio Nazionale delle Ricerche, Bologna .Pandemie del terzo millennio.A cura di Sandra Gessani e Andrea Geraci  2015, ii, 87 p. Rapporti ISTISAN 15/36

Bonaccio M, Di Castelnuovo A, Rago L, de Curtis A, Assanelli D, Badilini F, Vaglio M, Costanzo S, Persichillo M, Cerletti C, Donati MB, de Gaetano G, Iacoviello L; MOLI-SANI study Investigators.T-wave axis deviation is associated with biomarkers of low-grade inflammation. Findings from the MOLI-SANI study.Thromb Haemost. 2015 Jul 9;114(5)

Carla Ferreri Istituto per la Sintesi Organica e la Fotoreattività, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Bologna .Pandemie del terzo millennio.A cura di Sandra Gessani e Andrea Geraci  2015, ii, 87 p. Rapporti ISTISAN 15/36 

Anand P, Kunnumakkara AB, Sundaram C, Harikumar KB, Tharakan ST, Lai OS, Sung B, AggarwalBB. Cancer is a preventable disease  that  requires major lifestyle changes.Pharm Res 2008;25(9):2097-116.

Infiammazione persistente di basso grado

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