Mind-Wandering è una parola inglese che possiamo tradurre con  vagare con la mente. Per intenderci, mind-wandering è il quotidiano e ordinario distrarci da ciò che stiamo facendo, è prefigurare, è proiettarci nel futuro cercando di anticipare qualcosa che faremo,  il rivivere scene passate, il monologo interiore in funzione di un provvedimento da attuare.

Le neuroscienze  che hanno compiuto notevoli progressi nella comprensione del funzionamento del cervello, da qualche decennio si interessano molto a questo aspetto speculativo della mente. Conosciamo ampiamente le basi molecolari e biochimiche delle funzioni sensoriali e motorie, e l’innovativa tecnologia di neuroimaging ha aperto la porta allo studio delle basi neurali delle funzioni cognitive di ordine superiore, come la memoria, l’attenzione e il libero arbitrio. In questo tipo d’indagini i ricercatori applicano stimoli specifici per indurre attività neurale nel cervello e cercare la funzione corrispondente. Tuttavia esiste anche un’attività del cervello non indotta da stimoli esterni. Se in passato il  focus motivante della ricerca nelle neuroscienze è stato prevalentemente  l’attività del cervello legata agli eventi esterni , secondo l’idea che il cervello  fosse riflessivo e quindi le sue operatività fossero guidate in modo esclusivo  dalle richieste ambientali,  attualmente la ricerca  ha evidenziato che  le sue funzioni più importanti  sono intrinseche e si verificano solo quando siamo ‘a riposo’.Pertanto il  cervello opererebbe in modo più o meno indipendente con una quantità di attività intrinseca costante   e  gli eventi esterni si limiterebbero a modulare piuttosto che a determinare i processi interni.

 Queste scoperte hanno portato  a studiare quei particolari  meccanismi neurali alla base dell’ esperienza soggettiva  che definiscono e strutturano il Sé. Senza un soggetto l’ esperienza non può essere né esperita né descritta, possiamo chiamare   il soggetto artefice dell’esperienza. La recente scoperta di una rete che opera  modalità predefinita, default mode network (DMN), che consuma energia quando ci disconnettiamo dal mondo esterno, ha sollevato molti interrogativi sul funzionamento del cervello. Il DMN descrive un insieme di regioni cerebrali,  parti della corteccia prefrontale, della linea mediana e delle cortecce parietale e mediale temporale, che paradossalmente sono più attive quando siamo a riposo rispetto a quando siamo impegnati ad eseguire un compito in risposta ad una sollecitazione del mondo esterno. La DMN potrebbe essere responsabile del  mind-wandering,  del vagabondare dei pensieri , della capacità d’astrazione che ci rende specie apiceLa particolare contigurazione dell’attivita intinseca del cervello  potrebbe riflettere la struttura del Sè. Un recente studio indica che le fluttuazioni dell’onda lenta dello stato di riposo, con frequenze comprese tra 0,001 e 4 Hz,  sono centrali nella costruzione della coscienza. Queste fluttuazioni dell’onda lenta possono essere particolarmente adatte all’integrazione delle diverse  informazioni che arrivano al cervello. Tale integrazione  può consentire ad esse di pervenire alla consapevolezza e di divenire materia  preziosa su cui fondare  le scelte importanti. La natura di queste “fluttuazioni dello stato di riposo” è un argomento  molto dibattuto,  in ragione dell’altissimo  consumo energetico che  le accompagna, e la loro origine misteriosa  ha spinto gli scienziati a definirla “l’energia oscura del cervello” (1). Un altro dato a conferma dell’importanza dell’attività intrinseca ci viene da come il cervello processa le informazioni sensoriali. La ricerca ha dimostrato che l’informazione visiva   viene significativamente compressa nel passaggio dall’occhio alla corteccia visiva, come se il cervello si interessasse di piu del processo dell’elaborazione che dei dati crudi messi a sua disposizione. Vernon Mountcastle, uno dei più importanti neurofisiologi del XX secolo, spiegava tale propensione del cervello affermando:”Ognuno di noi crede di vivere direttamente nel mondo che lo circonda, di percepire oggetti ed eventi con precisione e di vivere in modo reale e  temporalmente definito. Penso che queste sono illusioni percettive. La sensazione è un’astrazione, non una replica, del mondo reale”[2].

Georg Northoff, scienziato e ricercatore canadese, considerato uno dei principali fondatori della  neurofilosofia,  affronta la coscienza ipotizzando la relazione tra particolari meccanismi neuronali e le varie caratteristiche fenomeniche dell’esistenza. Georg Northoff è professore  in Mind, Brain Imaging e Neuroethics presso l’Università di Ottawa. È l’autore  tra l’altro di Unlocking the Brain , e di Neurophilosophy and the Healthy Mind. Secondo Northoff  l’alto livello di attività nel cervello della linea mediana è correlabile ad  una caratteristica distintiva della disperazione:l’incapacità di  proiettare pensieri nel futuro. In tale evenienza è  come se si realizzasse una interruzione dell’integrazione delle nuove esperienze nel flusso  continuo della consapevolezza.  Negli ultimi anni, Northoff ha studiato, avvalendosi delle tecniche di neuroimaging,  un aspetto molto importante della coscienza, quello della plasticità del sé che appare correlata  proprio all’ attività spontanea del cervello, che se ha uno stato energetico basso,  come nei depressi, è meno presente. 

 

1.L’idea dell’energia oscura del cervello ha avuto origine nel mio pensiero quando  ho scoperto la grande differenza tra l’energia dedicata all’attività comportamentale evocata (molto piccola) e quella dedicata alla funzione cerebrale in corso (molto grande). 

2. Mountcastle VB. 1975. La visione dall’interno: percorsi verso lo studio della percezione . Johns Hopkins Med. J. 136 , 109-131. [ PubMed 31. Mountcastle VB. 1975. La visione dall’interno: percorsi verso lo studio della percezione . Johns Hopkins Med. J. 136 , 109-131. ( PubMed)

Mind Wandering

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